Lo scorso mese la stampa russa ha documentato un certo numero di avvenimenti più o meno gravi che sembrava a prima vista non avessero alcuna relazione tra loro. Esaminando più da vicino questi avvenimenti, salta all’occhio un certo numero di elementi, che lasciano pensare che non si tratti solamente di fatti diversi, ma proprio di si manifestazioni con un’origine in comune.
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Le rivoluzioni colorate in Eurasia (III)
[30] http://www.geostrategie.com/1490/les-etats-unis-utilisent-l%E2%80%99europe-comme-tete-de-pont-pour-attaquer-l%E2%80%99eurasie
[31] http://it.wikipedia.org/wiki/Zbigniew_Brzezinski
[32] http://www.comw.org/pda/fulltext/9709brzezinski.html
[33] Le grand échiquier, p 56
[34] http://fr.wikipedia.org/wiki/5_octobre_2000_en_Serbie
[35] http://fr.wikipedia.org/wiki/Camp_Bondsteel
[36] http://fr.wikipedia.org/wiki/R%C3%A9volution_des_Roses
[37] http://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_arancione
[38] http://fr.wikipedia.org/wiki/R%C3%A9volution_des_Tulipes
[39] http://fr.wikipedia.org/wiki/R%C3%A9volution_kirghize_de_2010
[40] http://en.wikipedia.org/wiki/CeSID
[41] http://fr.wikipedia.org/wiki/Otpor
[42] Patrice Vidal, Dans l’arrière cour de Moscou, p. 147 et 148
[43] http://fr.wikipedia.org/wiki/Solidarno%C5%9B%C4%87
[44] Patrice Vidal, Dans l’arrière cour de Moscou, p. 149-150
[45] Patrice Vidal, Dans l’arrière cour de Moscou, p. 151
[46] http://fr.wikipedia.org/wiki/Pora
[47] http://en.wikipedia.org/wiki/KelKel
[48] http://fr.wikipedia.org/wiki/Kmara
[49] http://fr.wikipedia.org/wiki/Zubr_%28Bi%C3%A9lorussie%29
[50] http://www.oborona.org/
[51] http://en.wikipedia.org/wiki/Mjaft
[52] http://socio-anthropologie.revues.org/index1248.html
[53] http://www.aforcemorepowerful.org/game/index.php#about
[54] http://nashi.su/
[55] http://eafjd.eu/spip.php?breve1692
Le rivoluzioni colorate in Eurasia (II)
I bolscevichi non lasciano molto spazio ad alcuna sorta di ambizione indipendentista, dal 1922 i principali responsabili politici indipendentisti saranno costretti all’esilio. Una prima ondata emigra verso Istanbul, cosa che discrediterà il movimento e lo confonderà con l’espansionismo turco, e una seconda ondata approda in Europa, soprattutto in Francia e Germania. La Francia a quest’epoca è già considerata dal Bachkir Zeki Velidov il “centro di combattimento turco-musulmano” contro la Russia. È Józef Piłsudski[9], primo ministro polacco, che forgerà il termine Prometeismo[10] per definire questo movimento. Rapidamente riviste prometeiste furono create in Francia, Germania, Inghilterra, Cecoslovacchia, Polonia, Turchia e ancora in Romania. Collo scoppio della seconda guerra mondiale e dopo il patto germano-sovietico i prometeisti si schierano, dalla costa dell’Inghilterra e dalla Polonia, contro la Germania e l’URSS. Il movimento “prometeista” trarrà beneficio da forti sostegni finanziari in Polonia e sostegni politici in Francia, tramite ad esempio il comitato Francia-oriente, sotto il patrocinio del presidente del senato Paul Doumer. Il principale progetto è stato la creazione di una federazione del Caucaso sul modello elvetico. Dopo la perdita della Polonia, il movimento fu imbrigliato dalle strategie naziste che prevedevano il frazionamento dell’URSS in piccole entità, più facili da controllare e sconfiggere militarmente. I Tedeschi creeranno proprio in questa ottica le legioni SS nel Turkestan russo così come delle divisioni nel Caucaso musulmano. In seguito alla vittoria dell’URSS e il riconoscimento delle sue frontiere da parte della SDN i prometeisti si rivolgono all’America con la creazione di una “lega prometeista della Carta Atlantica”. Dopo il sostegno turco-musulmano, quello cattolico e anticomunista, e infine quello nazista, il movimento troverà un appoggio inatteso nella CIA che ne farà uno strumento di lotta contro l’URSS in piena guerra fredda. La grande confusione ideologica che spicca da questo evolversi di fatti porterà allo sviluppo di una linea “prometeista” che si definirà per forza di cose come antirussa. Globalmente, si può parlare di una sorta di fronte Arancio-Verde, coalizione niente affatto eteroclita tra gli interessi occidentali e quelli islamico-indipendentisti del Caucaso, contro la Russia.
[27] http://en.wikipedia.org/wiki/International_Center_on_Nonviolent_Conflict
Le rivoluzioni colorate in Eurasia (I)
Mosca, capitale dell’Europa?
Dopo la seconda guerra mondiale, l’Europa si è trovata divisa in due blocchi, un blocco transatlantico degli Stati Uniti e un polo sovietico, continentale. In Occidente, l’Europa fu costruita con i soldi statunitensi del piano Marshall, in cambio dell’integrazione nella NATO, un’alleanza militare di obbedienza statunitense, fondata nel 1949 e volta a prevenire qualsiasi tentativo imperialista dell’Unione Sovietica. Nel 1955, i paesi dell’Europa orientale sotto la dominazione sovietica, furono incorporati nel Patto di Varsavia, un’alleanza militare creata in risposta alla NATO. L’eurofilia francese si manifesta di nuovo quando nel 1967, il generale de Gaulle fece uscire il suo paese dalla NATO e gli diede l’accesso alla potenza nucleare. Voltando le spalle al mondo anglo-sassone, questi affermò il suo progetto visionario di un’Europa continentale, cancellando la provvisoria cortina di ferro e predicando l’avvicinamento storico con la Germania e la Russia, come parte del continente europeo dall’Atlantico agli Urali. Nel 1960, Parigi si posizionò come capitale politica, e la Francia ha iniziato un nuovo tentativo per la creazione dell’Europa. Questa idea di un asse gollista Parigi-Berlino-Mosca, e l’affermazione secondo cui la Russia, l’Unione Sovietica, all’epoca, è europea, si rivela nel tempo sempre più giusta.
v
Ci sono sempre discussioni in Francia, sull’appartenenza della Russia all’Europa. Molte persone, sapendo poco o male della Russia, mi chiedono di questa frontiera gollista che sarebbero gli Urali. Gli Urali, confine geografico tra Europa e Asia, sono davvero un confine, nel cuore della Russia o dell’Europa? I popoli che possiamo incontrare al di là degli Urali sono diversi dai popoli della parte occidentale della Russia? Queste domande possono forse far sorridere chiunque nel paese, ma non sono inventate e, a mio avviso, sono comprensibili sia l’errore semantico del generale de Gaulle che la relativa ignoranza della Russia di oggi.
Poiché vivo in Russia, posso solo confermare quello che ho pensato prima di venire, e cioè che la Russia è un paese molto europeo. Molto europea, come la natura della maggioranza del suo popolo, gli slavi ortodossi, o come il suo patrimonio culturale dominante, l’eredità di Roma e Atene. Questo aspetto della Russia europea è presente in tutto il territorio, sia a Mosca che nel cuore della Siberia fino a Vladivostok, sulla costa del Pacifico, nel Caucaso o nella Carelia settentrionale. Anche l’orientale Kazan non è meno europea di Sarajevo. Tuttavia si deve ammettere, la Russia non è un paese come gli altri paesi dell’Europa. Per le sue dimensioni, le molte nazionalità, la sua estensione geografica fino all’Asia e al Pacifico, la Russia è un impero, un colosso la cui spina dorsale è certamente europea, ma alcune vertebre a volte sono asiatiche o tartare, a volte musulmane o buddiste. Infatti, ho spesso detto ai miei amici francesi che ci sono molte lezioni da prendere dalla Russia nella gestione del “modello multiculturale“, che l’Europa stenta a creare.
Oggi, anche se la Russia e la NATO discutono della creazione di un’architettura di sicurezza nell’emisfero settentrionale, da Vancouver a Vladivostok, le differenze persistono. Gli Stati Uniti, attraverso la NATO estesa sull’Europa occidentale e orientale, stanno entrando nel continente eurasiatico, teatro ritenuto essenziale per la gestione degli affari del mondo. La Russia è un membro dell’Organizzazione della Cooperazione di Shanghai, spesso descritta come la NATO asiatica, che vorrebbe coinvolgere l’Europa in una nuova architettura di sicurezza continentale complementare. In questo senso, le proposte russe per creare un’architettura di sicurezza continentale e un comune mercato economico unico da Lisbona a Vladivostok sono sia visionarie che totalmente golliste.
L’unica differenza è che lo slancio politico viene ora da Mosca, non da Parigi come 40 anni fa. C’è probabilmente una ragione, da Mosca, l’Europa s’estende per oltre 4000 km a ovest, verso l’Atlantico, e si trova a circa 6500 km, attraverso la Siberia, dal Pacifico. Il centro di gravità politico dell’Europa si è appena trasferito a est. L’alleanza Parigi-Berlino-Mosca consentirà agli Europei, che non sono stati in grado di costruire dal 1945 una vera autonomia politica e militare, di non rimanere bloccati in camicia di forza unilaterale della NATO e di offrire uno sbocco su regioni così importanti quali saranno, nel mondo multipolare di domani, il Caucaso, l’Asia centrale e l’Asia-Pacifico. E se dopo Parigi ieri e Bruxelles oggi, Mosca domani divenisse la capitale dell’Europa?
Francia-Russia: intervista a Alexandre Latsa
La questione demografica in Russia
È frequente leggere in Russia, nella lotta di propaganda e di disinformazione, attraverso i nostri sistemi d’informazione, che la popolazione russa si disperderà, perdendo 700.000 abitanti all’anno, e che questo paese dovrà conoscere nei prossimi decenni, un declino demografico massiccio. L’ONU fornisce la stessa stima, cioè che la popolazione dovrà attendere di vedere gli stessi 100 milioni d’abitanti nel 2050 (!) Contro i 141,9 milioni del 2010. Pertanto sarebbe auspicabile, un’analisi dei fatti corretta, che permettesse di chiamare nuovamente in causa queste affermazioni.
Un aumento in17 anni: 22.235.000 abitanti
Un incremento medio di 1.315.000 abitanti l’anno.
Un aumento in 20 anni : 8.800 000 abitanti
Un incremento medio di 440.000 abitanti all’anno
La media è evidentemnete ponderata a causa dei drammatici avvenimenti in Europa durante i quali L’URSS ha perduto più di 23 milioni di cittadini (militari e civili).
Un Aumento su 12 anni : 13.400.000 abitanti
Un icremento medio di 1.115.000 abitanti per anno.
Un aumento su 10 anni: 17 .700.000
Un incremento medio di 1.770.000 abitanti l’anno.
Si può chiaramente comprendere, come l’incremento demografico sia stato il più elevato sotto l’URSS dopo il 1970, durante i successivi anni di esistenza di questa unità politica.
Stranamente dal 1989 la media della popolazione si comprime.
Dal 1983 al 1989 la popolazione aumenta di 7 milioni di abitanti, in 7 anni sono 1.000.000 all’anno
Dal 1989 al 1996 la popolazione aumenta di 1,6 milioni di abitanti in 7 anni si parla di 228.000 abitanti all’anno.
La scomparsa dell’URSS, il crollo sociale ed economico trascinò la Russia, in una crisi economica, di un’ampiezza senza precedenti. Le misure scioccanti dei riformatori liberi, dell’amministrazione del presidente Eltsin, per rimediare alla “crisi economica” che colpì la Russia, furono le principali cause di questo crollo demografico. Le soluzioni proposte da Egor Gaidar e da Anatoli Tchoubais, crearono involontariamente, per rimbalzo, un vero genocidio demografico. La concessione di “manette″ per l’economia, attraverso il controllo di certe banche e del commercio esterno, cioè un pugno di iniziative vicine al kremlino, permisero a successori di ridurre l’economia del paese in pezzi e di rovinare il paese. Intorno il popolo moriva.
All’opposto, il potere politico, in totale disgregazione, si rivelò incapace di fare qualsiasi cosa. Se nulla cambierà, il numero il numero dei giovani dai 15 ai 24 anni, si ridurrà di molto nel 2015. Una tale caduta è l’unico esempio storico in tempi di pace.
– 01 gennaio 2003 –> 145 milioni
– 01 gennaio 2004 –> 144,2 milioni
– 01 gennaio 2005 –> 143,5 milioni
– 01 gennaio 2006 –> 142,8 milioni
– 01 gennaio 2007 –> 142,2 milioni
– 01 gennaio 2008 –> 142 milioni
– 01 gennaio 2009 –> 141,9 milioni
– 01 gennaio –> 141,9 milioni
Nel 2006 la popolazione è calata a 600.000 abitanti
Nel 2008, la popolazione è diminuita a 100.000 abitanti
Nel 2009, in Russi, la popolazione, per la prima volta dopo 15 anni è aumentata.
Questa curva, mostra l’evoluzione demografica russa, il crollo dell’Urss è stato il primo traguardo e il secondo è costituito dalla messa in opera del piano demografico Putin\Medvedev.
L’aumento naturale della popolazione è stato registrato in 25zone nel 2009 contro le 21 (zone) del 2008, misurando ogni giorno, sempre secondo le stime del Rosstat. Simbolo di questa rinascita demografica è la Siberia, dove la natalità tra il 2000 ed il 2009 è aumentata fortemente considerando il 2000 : 98.000 bambini nacquero in Siberia, e nel 2009 i bambini nati sono 174.000. Secondo il ministro russo della sanità e dello sviluppo sociale, Tatiana Golikova, la stabilità demografica si esplica principalmente attraverso la crescita delle nascite. 1,76 milioni di russi hanno visto la luce nel 2009 vale a dire più del 2,8 % del 2008 : 1,714 milioni. Il mimistro ha inoltre sottolineato che la mortalità resta ancora considerevole : 1, 95 milioni di persone nel 2009. il tasso di moratalità si è inoltre abassato, passando dal 14,2 della natalità su 1.000 nel 2009 contro i 14,6 nel 2008. questo effetto congiunto ” abbassamento della mortalità + aumento delle nascite” è costante da quattro anni. Inoltre la speranza media è in aumento, da 69 anni nel 2009, contro i 62 nel 2000, è oggi 64 per gli uomini e 74 per le donne.
In effetti il numero di bambini al di sotto dei 18 anni è passato da 38 milioni nel 1995 a 33,5 nel 2000 e a 26,5 nel 2008.
-abbassamento di malattie cardiovascolari , abbassamento del 4,6 nel 2009 rispetto al 2008
– abbassamento dei decessi causati da tubercolosi, diminuzione del 7,8 nel 2009 rispetto al 2008
-abbassamento del tasso di mortalità sulle strade, che è già evidente, nel 2009 la polizia ha registrato
26, 084 decessi in tutta la federazione contro 33,308 decessi nel 2007.
– lotta contro le morti dovute al consumo di droghe : 70.000 morti all’anno nel 2008 sono
Soliti fare uso di stupefacenti e (sono state registrate) da 30 a 40.000 morti per overdose. La Russia conta molti consumatori di stupefacenti rispetto all’intera Europa orientale.
-la lotta contro i decessi dovuti ad alchool : la mortalità dovuta ad intossicazioni da alchool alterato è già diminuita del 32%. Il governo, nella sezione sanitaria, del piano 2020 si è prefissata come obiettivo di diminuire della metà, il consumo d’alchool per abitante ; da qui a dieci anni, l’achool è stato responsabile indirettamente della morte di 500.000 persone all’anno.
Dal 1999 (fin dal mandato di Eltsin), il tasso di emigrazione dei russi è in costante abbassamento, da un’emigrazione di 250.000 persone all’anno durante il 1998-1999 si è passati nel 2008 a meno di 20.000. Comparando la percentuale degli arrivi, dopo essersi abbassato dal 1998 (500000) al 2004 (120.000), è salito nuovamente, ma stabile dal 2007 con circa 280.000 persone all’anno. Dal 1990 al 2008 l’immigrazione in Russia relativa ai paesi stranieri, è salita a 5.347.027 persone. Non tutti sono restati, 4.168.980, ovvero il 75%. Tale dato corrisponde apporto, netto medio di 231.610 persone all’anno. Ribadisco, inoltre, che la popolazione russa è stata di 142 milioni d’abitanti, che annualmente costituisce meno dello 0,2 % della popolazione totale. Questi immigrati sono per il 90% cittadini del CEI (comunità degli stati indipendenti – ex URSS-) come si può vedere qui. Dal 1992 al 2007 la gran parte dell’immigrazione verso la Russia è composta da etnie russe che sono di ritorno dalle ex repubbliche 65%, cittadini di differenti minoranze russe 11%, infine 24% di immigrati di altre origini. Nel 2003 la componente etnica russa ha costituito dal 65%, e i slavi (incluse Ukraina e Bielorussia) il 72%. Nel 2007 la componente slava, è diminuita del 50%, la parte spettante al Caucaso è salita invece da 9% al 21%, dell’Asia centrale da 4% a 14%. Il centro di sondaggi, GKS (servizio statale federale statistico) fornisce un dettaglio sulla ripartizione delle migrazioni attraverso le entrate dall’anno 2003 al 2008, ma anche attraverso le uscite del territorio della federazione. L’immigrazione clandestina, costiutisce, poi tutto altro problema, secondo i propositi di Vladimir Putin nel 2006 : il numero di immigrati illegali in Russia, potrebbe superare la cifra di 15 milioni. Maggiore dell’Europa e dell’America, messe insieme…in primo luogo le valutazioni attuali contano 500.000 persone registate su 10 milioni di stranieri lavoranti nel nostro paese. Inoltre, 10 milioni non è una cifra definitiva, poichè “nessuno sa esattamente in che modo stiano lavorando per noi”.
nel 2008, secondo le cifre del servizio nazionale di immigrazione (FMS) ci sarebbero 9,2 milioni di cittadini starnieri in Russia, di cui l’80% provengono da un paese della CEI (comunità degli stati indipendenti – ex URSS-), di questi 9 milioni i ⅔ lavorerebbero illegalmente.
v
Il futuro dell’Europa è la Russia!
Noi siamo tutti Osseti!
L’Ossezia o Alania (degli Alani) è un vecchio stato del Caucaso ‘riconosciuto’ dall’URSS. In occasione del crollo di quest’ultimo, l’Ossezia fu tagliata in due, tra il suo nord (sotto controllo russo dal 1774) ed il suo sud, riconosciuto come regione autonoma fin dal 1922 ed integrato di fatto alla Georgia. In occasione dell’indipendenza della Georgia, questa eliminò lo statuto d’autonomia dell’Ossezia che, de facto, chiese la sua indipendenza per referendum nel 1992, allo scopo d’essere riunificato al suo nord, rimasto nella federazione della Russia.
La rivoluzione delle rose del 2003 complicherà la situazione, il nuovo presidente agli ordini di Washington, Mixeil Saakašvili, avendo come priorità di trasformare il suo paese in satellite della NATO, di distanziarsi della Russia e trasformare la Georgia (come il Kosovo) in luogo di passaggio dei condotti caspici.
Nonostante un secondo referendum nel 2006, l’Ossezia non si vede riconoscere lo statuto d’autonomia e d’indipendenza chiesto, l’America e l’Unione europea non riconosce questo referendum, contrariamente alla Russia. La situazione è da allora tesa, fino a quest’estate del 2008, quando dopo diversi scontri a fuoco, l’esercito georgiano ha lanciato il 7 agosto sera, un’offensiva di ampia portata sull’Ossezia meridionale, per conquistare la sua capitale Tskhinvali e per “restaurare l’ordine costituzionale” nella repubblica.
24 ore più tardi, più di 1.500 persone sono state uccise, migliaia di profughi fuggivano dalle zone dei combattimenti… ma le forze georgiane, che affermavano d’avere conquistato la capitale in giornata, sembravano iniziare un ritiro dalla capitale, cacciati dalla resistenza Osseta che ha ottenuto il sostegno dei cosacchi del Don e di molte centinaia di volontari Osseti!!
L’Ossezia non è una piccola regione senza importanza del Caucaso, è un punto nevralgico “essenziale” nella lotta tra l’America ed il suo progetto nocivo per il Caucaso, e la Russia, garante della pace in questa regione da 300 anni. Il sostegno all’Ossezia è una delle pietre angolari del rifiuto del contrattacco planetario in corso, lanciato da Washington e dai suoi alleati “euro-turchi” della NATO.
La battaglia in corso è la battaglia per l’Eurasia, la battaglia finale contro gli scopi mondialisti criminali dell’impero americano. La resistenza passa “buttando” fuori da questa zona gli americani, e rendere ai greci, agli Osseti, e agli Armeni ciò che è loro!
La Georgia è, infatti, uno dei membri del GUAM ed uno dei pedoni essenziali dello scavalcamento ed accerchiamento della Russia (Europa dell’est, Ucraina, Caucaso, Asia centrale). L’obiettivo di Washington è, infatti, di creare uno spazio sul “lato caucasico”, fondato da autonomismi e indipendentismi antirussi.
Questa strategia dello smembramento degli stati in micro identità deboli e dipendenti, è la politica applicata in Europa dell’est (ex Iugoslavia ed ex Cecoslovacchia) ed in Medio Oriente (Iraq in 3 stati).
Rifiutiamo completamente la logica di guerra e di odio adottata dal governo pro-occidentale di Tbilissi!
Se ieri eravamo tutti serbi, oggi siamo tutti Osseti!
Come il sito della Radio dell’Ossezia: http://www.osradio.ru/
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Merci à alex lattanzio