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Recentemente un noto teologo sunnita, lo sceicco Youssef Qaradawi ha fatto dei commenti alquanto sorprendenti e inaspettati, affermando
semplicemente che “Mosca (la Russia) è recentemente diventata un nemico dell’Islam e dei musulmani, il nemico numero uno ( …) e la Russia
è responsabile della morte dei civili in Siria.” Durante il suo sermone pronunciato a Doha (capitale del Qatar), ha detto che i pellegrini musulmani alla Mecca quest’anno dovrebbero pregare “per la distruzione di Russia, Cina e Iran, che secondo lui sono i peggiori nemici dei musulmani e degli arabi, perché supportano il regime di Bashar al-Assad con la forza delle armi.”
Questo teologo aveva anche lanciato una fatwa per l’omicidio di Gheddafi, all’inizio del 2011, una fatwa che paradossalmente si è vista realizzare tramite gli eserciti occidentali. Sheikh Yusuf al Qaradawi, qatariota di origine egiziana, è ben noto e molto popolare in tutto il mondo musulmano. Radicale e vicino alla confraternita dei Fratelli musulmani, ritiene che “la democrazia non sia compatibile con la Sharia” e anche che “la punizione inflitta agli ebrei da Hitler fosse la volontà di Dio e se Dio vuole, la prossima punizione sarà inflitta agli ebrei dai musulmani.” E’ anche un forte sostenitore degli attentati suicidi di Hamas in Israele e dice anche che l’Islam tornerà in Europa, ma questa volta da conquistatore.Nel 2002, lo sceicco, che è anche presidente di una istanza teologica che si chiama Consiglio Europeo per la Fatwa e la Ricerca (CEDF), è stato accolto con grande clamore in Francia. Nel 2004, gli venne anche chiesto dal governo francese di contribuire alla liberazione di ostaggi francesi in Qatar. Poi la marea cambiò, e benché la molto formale UOIF (Unione delle Organizzazioni Islamiche di Francia) sia affiliata con il CEDF, quest’anno allo sceicco è stato vietato di entrare in Francia dall’ex presidente Nicolas Sarkozy in persona.
Queste osservazioni che emergono nel bel mezzo del conflitto siriano, illustrano perfettamente non solo le tensioni che circondano la Russia da parte delle frange più radicali del mondo musulmano, la guerra che cova in seno al mondo musulmano, ma anche le alleanze dirette, indirette
o che si stanno creando indirettamente. Gli occidentali, che si sono fatti a lungo delle illusioni sulla primavera araba, possono chiaramente
vedere come la situazione non stia oscillando verso una società democratica, ma verso un inverno islamista. Tuttavia, la politica dei due pesi e due misure dell’occidente non è mai stata così evidente.
L’analista francese Alexandre Del Valle ha osservato recentemente, e con molto stupore, che le potenze occidentali erano, per esempio, pronte
ad attuare la loro visione dirittumanitarista e interventista per proteggere i sunniti siriani, ma non hanno visto la necessità di intervenire contro il massacro di due milioni di cristiani in Sud Sudan tra il 1960 e il 2007 da parte della dittatura militare-islamista di Khartoum*. Ci si può infatti chiedere perché la Siria venga messa al bando delle nazioni con il pretesto che sarebbe una dittatura, mentre l’Arabia Saudita e il Pakistan sono considerati “normali”. Semplicemente perché le armi nucleari del Pakistan potrebbe essere diretto contro l’India, alleato della Russia? Semplicemente perché le dittature wahhabite del Golfo Persico sono appassionate alleate degli USA, e da molto tempo? Queste monarchie sono ormai centri dell’Islam radicale e totalitario, che minaccia sia la Siria che il Caucaso, che vari quartieri sensibili delle capitali occidentali.
Il nuovo grande gioco orientale sta probabilmente bruciando le dita di chi pensava che gli stati arabi fossero pedine utilizzabili per raggiungere degli obiettivi geostrategici. Tunisia, Egitto e Libia sono ora sotto il controllo politico dei Fratelli musulmani, a cui lo sceicco Youssef al-Qaradawi chiede di indire la guerra santa contro la Russia. Anche in Marocco è primo ministro un Fratello musulmano. Questi paesi vogliono che i loro salafiti e takfiristi più radicali combattano all’estero, in Siria o in Mali. Il mondo sciita (Iran-Siria-Hezbollah-Iraq) è ora sotto la tremenda ressione dell’asse radicale sunnita, l’asse che ha preso il potere ovunque la primavera araba abbia avuto successo, e che gode del sostegno delle democrazie occidentali. Conseguenza ultima di queste eruzioni, il Libano è ora sul punto di esplodere e la Giordania è sotto pressione.
Tuttavia non sorprende se il ministro degli esteri russo, all’inizio di questo mese, aveva ribadito che “gli europei non sanno nulla del Medio Oriente (…) e potrebbero destabilizzare l’intera regione, a cominciare da Libano e Giordania.” la Russia, anche se minacciata dalla nebulosa islamico-takfirista, non perde la bussola e ancora logicamente difende i regimi nazionalisti e/o secolari della regione. La Russia ha ottenuto la giusta ricompensa per una politica estera equilibrata verso il mondo musulmano, grazie alla firma di contratti per la vendita di armamenti del valore di oltre 4 miliardi di dollari con l’Iraq. Mentre la guerra in Siria è forse al suo inizio, e mentre un candidato alla Casa Bianca ha descritto la Russia come il principale nemico degli USA(!) e al-Qaida invoca ufficialmente la guerra contro la Siria Bashar al-Assad, i politici europei dovrebbero chiedersi se la loro “collaborazione” con i nemici della libertà e della democrazia non possa ritorcerglisi contro e contro
la loro gente molto più velocemente di quanto pensano.