È per me un onore scrivervi da Mosca !
Tra qualche giorno sarà il 24 marzo 2009, un giorno tragico poiché 10 anni fa, una coalizione militare dei paesi più potenti del pianeta, federati nell’ambito della NATO, iniziava una campagna militare di bombardamento di 78 giorni sulla Serbia. Sulla vostra Serbia.
Ufficialmente questa operazione militare è stata iniziata per impedire i massacri, che dico, il “genocidio” in corso nel cosiddetto Kosovo. Sapete che in Francia la cifra di 1 milione di morti è ancora stata avanzata al telegiornale?
Ufficiosamente, sappiamo tutti molto bene perché la NATO ha bombardato la Serbia: perché era il solo stato dignitoso dell’Europa, il solo stato sovrano e libero, il solo stato a non piegarsi al diktat liberal-atlantista, ed a “resistere” all’estensione ad est della NATO. Con questa campagna, tuttavia, ci dicevano che andavamo per impedire il genocidio del Kosovo e trasformare la Serbia in uno stato “democratico”, ” libero” e “presto da integrare nell’Unione Europea”, intendendo uno stato diretto da un governo di barboncini che prendono gli ordini da Bruxelles, cioè, in realtà, indirettamente dal Pentagono e pronto a vendere i suoi patrioti ed i suoi eroi.
10 anni dopo, la Serbia non è stata ancora integrata nell’Unione europea. Meglio, quelli anche che gridarono al genocidio virtuale hanno spezzato il paese, ricreando frontiere come hanno fatto in Africa ed in Asia con le loro ex-colonie, strappando alla Serbia ciò che aveva più di caro: il suo cuore!
Da un po’ più di un anno, infatti, il Kosovo “sarebbe” uno “stato indipendente”, finora riconosciuto almeno da uno stato su tre nel mondo, appartenenti, in grande maggioranza ai paesi della NATO (che hanno bombardato la Serbia) ed i loro nuovi “alleati” liberati (Iraq, Afghanistan). Immaginate un organismo qualsiasi vivere senza il suo cuore? Per la NATO, in nome del diritto internazionale, è possibile.
Hanno partorito un mostro, una zona di non diritto dove le chiese bruciano, o si assassinano le persone per la loro razza e la loro religione, un po’ come in Ruanda, ma tutto nel cuore dell’Europa. Allo stesso modo, questi potenti hanno creato uno pseudo-tribunale (il TPI) per fare giustizia.
Riflesso della società che presume di rappresentare, questo surrogato di tribunale giudica e condanna le persone in base alla loro razza e alla loro religione ed assassina alcuni imputati senza giudicarli.
Un commentatore accorto (Arnaud Borella) affermava questo: “si sa che il Kosovo sta per essere assorbita, lentamente, dall’Albania? Si sa che l’Albania ha permesso al Kosovo l’utilizzo del porto di Shengjin situato nel nord dell’Albania? Che il prefisso internazionale del Kosovo non sarà più quello della Serbia (+381) ma quello dell’Albania (+355)? Non sono neppure se il Mondo sappia che le dogane tra il Kosovo e l’Albania sono state abolite, mentre nello stesso momento la KFOR locale rafforza i dazi ed il controllo alle frontiere tra la Serbia ed il nord del Kosovo.
La guerra del Kosovo è stata una guerra di conquista e non una guerra di liberazione. “I Kosovari” esistono soltanto nei giornali occidentali ed il Kosovo sta diventando né più né meno che una regione dell’Albania”. Ecco il risultato di 10 anni d’ingerenza americana nel cuore della nostra Europa.
Leggevo recentemente questa storia incredibile in uno zoo della Svezia, dove i dipendenti dicevano che una delle loro scimmie, probabilmente più evolute delle altre, preparava proiettili che allineava nella gabbia e li lanciava contro i turisti che venivano ad osservarla troppo da vicino. I dipendenti dello zoo, benché sorpresi del gesto molto tecnico di questa povera scimmia, affermano avere trovato la soluzione affinché non importunasse il pubblico, castrarla. Così, dicono, questa sarà “più docile”.
Ecco, questo è ciò che ha tentato di fare la NATO in Serbia: una castrazione. È il vero genocidio.
Nel marzo 2009, l’opinione pubblica mondiale comprende ciò che il Kosovo è diventato: una provincia occupata inquinata dall’uranio impoverito. Una provincia in mano a gruppi mafiosi, che ripuliti dal TPI, possono tornare alle loro occupazioni principali: la tratta delle bianche ed il traffico di droga destinata all’Unione di Bruxelles. Una provincia occupata dove gli abitanti vivono parcheggiati in ghetti, sotto lo sguardo distratto e vuoto del mondo intero, come la nostra scimmia nello zoo in Svezia.
Ecco il risultato della non unità Europea!
Ma il Kosovo non è perduto!
La NATO ed i suoi servi di Bruxelles non hanno piegato la resistenza serba che ha appena dato al mondo intero un esempio nuovo di coraggio, di forza e di determinazione. I serbi devono soprattutto sapere che non sono soli!
L’Ue, l’ONU non hanno riconosciuto il Kosovo e non lo riconosceranno mai! Nel cuore dell’Europa: la Grecia, la Spagna, la Romania, la Slovacchia, Cipro si sono rifiutato di cedere, nonostante le pressioni enormi.
Nel mondo, la Cina, l’India, il Brasile, il Kazachstan, l’Argentina, la Moldavia e molti altri si sono… opposti all’indipendenza del Kosovo! In tutti gli altri paesi, centinaia di migliaia, milioni di abitanti sostengono la Serbia. C’è anche la Russia, questa grande sorella benevola che ha affermato fin dal primo giorno che mai riconoscerà il Kosovo. La Russia, i cui dirigenti, Vladimir Putin e Dimitrij Medvedev in testa, hanno deciso di prendere il destino nelle proprie mani. La Russia che, oggi propone agli europei uno “scelta” assolutamente essenziale per la sopravvivenza della nostra civiltà e dei nostri popoli.
Il momento è venuto per gli europei di prendere in mano il proprio destino, questo futuro che non è aldilà dell’Atlantico nell’ambito della NATO ma oltre gli Urali, con una gigantesca alleanza militare continentale con la Russia.
L’ unità continentale, ecco il solo spazio che garantirà agli europei, serbi in testa, la certezza di vivere in pace ed in libertà nella propria terra, in Kosovo; infine, il Kosovo deve ritornare ai suoi proprietari, come Cipro del nord. È tempo che l’Europa cessi d’essere una terra occupata, che sia dall’esercito turco o da parte dei soldati americani, sotto l’insegna della NATO.
Il 24 marzo sera non sarò fisicamente a Belgrado, ma il mio cuore e la mia anima saranno con voi, miei amici serbi. Dall’indomani, la lotta riprenderà e si fermerà quando l’occupazione del Kosovo cesserà!
Più che mai questa sera vi saluto e vi ricordo il mio giuramento di fedeltà verso la Serbia: viva la Serbia, viva il Kosovo serbo!
Zivela Srbija! Kosovo Je Srbija! Urrà!
Traduzione di Alessandro Lattanzio