Crisi Cipro: E se il sogno europeo stesse per finire?

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Un po’ di storia
I recenti avvenimenti a Cipro hanno causato un’overdose mediatica assai spesso lontana dalla realtà.  La parte meridionale dell’isola di Cipro (la parte settentrionale è militarmente occupata dalla Turchia dal 1974), ha una popolazione di 770.000 abitanti, rappresentando solo lo 0,3% del PIL nell’area dell’euro. L’isola, anche se relativamente sconosciuta al grande pubblico, almeno fino a questa crisi, ha avuto una storia ampiamente travagliata, suddivisa tra oriente e occidente. I lettori interessati possono saperne di più visitando questa pagina di storia illustrata dell’isola, fino al 2004. E’ proprio in quel momento che Cipro aderiva all’Unione europea (il Paese era il più ricco dei nuovi aderenti, all’epoca) e nel 2008, Cipro entrava nella zona euro. Al tempo, l’isola stava già ricevendo flussi di capitali russi e la legislazione fiscale era sostanzialmente la stessa di oggi. Lo stesso anno, la crisi finanziaria colpì l’isola, come tutti i Paesi occidentali, e nella ristrutturazione del debito greco le attività bancarie cipriote (che aveano una percentuale elevata di titoli di stato greci) furono brutalmente svalutate per decisione dell’Eurogruppo. Nel 2011, il Paese aveva ancora un debito, in percentuale del PIL, inferiore a quelli di Francia, Italia e Germania. Jacques Sapir ricorda, inoltre, che le banche cipriote hanno oggi attività pari a 7,5 volte il PIL dell’isola, mentre la media UE è di 3,5 volte, assai meno alle attività bancarie del Lussemburgo, che pesano 22 volte il suo PIL.

Racket fiscale: nuova soluzione della crisi?
La Trojka (l’alleanza tra BCE, FMI e UE) ha scelto misure drastiche per avere il denaro necessario per salvare le banche: prendere il denaro tramite prelievi obbligatori a tutti i titolari di un conto nell’isola. Una misura senza precedenti e probabilmente contraria a tutti gli standard bancari internazionali legali, che le autorità russe hanno descritto non solo ingiusta e pericolosa, ma che dimostra anche come il modello economico neoliberista sia completamente esaurito. I funzionari russi hanno anche parlato di provvedimento di tipo sovietico e la stampa russa titola della fine della civilissima Europa. I commentatori francesi, a loro volta, in questi giorni hanno invece giustificato l’imposta sui conti ciprioti del racket della Troika, dicendo che dopo tutto si riscuoteva denaro sporco e russo, o russo e quindi sporco, e che pertanto la misura è giustificata. Menzione speciale di Marc Fiorentino secondo cui non ci si deve ‘infognare’ in questo paese… “Dove la gente non paga le tasse (…) e di colpire i soldi della mafia russa“. I ciprioti saranno contenti. Per Christophe Barbier la misura colpisce “denaro che non è di Cipro“, cosa a cui migliaia di lavoratori che rischiano il licenziamento, difficilmente crederanno.

I politici non sono da meno. Per il ministro delegato presso il Ministro degli esteri Bernard Cazeneuve “E’ normale che gli oligarchi russi paghino”, per Lamassoure “E’ normale che la lavatrice per lavare il denaro sporco di Cipro sia fermata e che gli oligarchi russi paghino” e Daniel Cohn-Bendit “che tassare gli oligarchi russi non m’impedirà di digerire ciò che ho mangiato stasera” (fonte). Quanto a François d’Aubert, a sua volta ha detto che “non c’è ragione per cui i contribuenti europei risparmino le finanze degli oligarchi“. Ci piacerebbe sentire gli stessi commentatori sugli investimenti russi in Inghilterra, il Paese che concede il diritto di soggiorno a un gran numero di oligarchi di cui si può grandemente dubitare che abbiano fatto fortuna legalmente, o ancora più vicino, sui numerosi investimenti russi in Francia, in particolare sulla Costa Azzurra, alla fine degli anni ’90. Romaric Gaudin mette relativamente le cose in chiaro dicendo che “gli europei, pronti a piagnucolare per la difficile situazione di Mikhail Khodorkovskij, dimenticano che aveva costruito il suo impero sulla Banca Menatep, con sede a Cipro…” o che “Quando il denaro russo va a Cipro, è necessariamente sporco. Viceversa, quando il denaro russo costruisce il gasdotto sotto il Mar Baltico per la Germania, o investe nel calcio britannico, diventa rispettabile.”

I miti sono duri a morire, a Cipro
A Cipro, guardando più da vicino, la situazione non è esattamente come descritta dalla stampa francese. Secondo l’economista Natalija Orlova, l’ammontare dei depositi nelle banche cipriote arrivava a 90 miliardi di euro (persone fisiche e giuridiche) di cui detenute solo per il 30% da persone (fisiche o giuridiche) non native della zona Euro. I depositi russi a Cipro sono stimati in circa 20 miliardi di dollari, e 13 miliardi corrispondono a depositi greci, inglesi e anche mediorientali. La registrazione delle imprese ha infatti contribuito alle fortune di Cipro, che in effetti offre un quadro giuridico e fiscale vantaggioso e flessibile. Molte aziende quindi hanno logicamente sede legale a Cipro, nell’ambito dell’Unione europea. Tra esse molte aziende russe con intense attività economiche verso l’UE, che beneficino del regime fiscale favorevole di Cipro (IVA al 10%) e di un accordo sulla doppia imposizione, in modo da poter rimpatriare i profitti in Russia senza essere tassati due volte.
Le argomentazioni sulla “volontà di combattere” contro il riciclaggio di denaro sporco e russo, o russo e quindi necessariamente sporco, sono divenute una grottesca caricatura mentre i depositi russi a Cipro sono pari a circa 20 miliardi di euro. Rispetto all’anno scorso, vi sono stati 120 miliardi di movimenti di capitali russi verso Cipro, ma anche e soprattutto 130 miliardi di euro di movimenti di capitali da Cipro verso la Russia (fonti qui e qui). Dal 2005, gli investimenti da Cipro alla Russia sono maggiori degli investimenti dalla Russia a Cipro! Secondo Marios Zachariadis, professore di economia presso l’Università di Cipro: “La percentuale di aziende straniere illegali a Cipro non è più alta di quelle in Svizzera o Lussemburgo“, Paese che ha da poco firmato il trattato per evitare la  doppia imposizione con la Russia, come ha fatto Cipro. Un fatto confermato dal segretario di Stato per le Finanze tedesco, Stefan Kampeter, che ha esplicitamente affermato che “non vi sono prove di dumping illegale a Cipro, e che le accuse di riciclaggio di denaro nei confronti di Cipro non possono essere provate“.

Il parlamento cipriota ha votato contro il piano iniziale della Trojka, che prevedeva un prelievo forzoso su tutti i conti dell’isola, e solo nella notte tra domenica a lunedì è stato trovato un accordo, vale a dire un prelievo del 100% delle attività superiori ai 100.000 euro su tutti i conti bancari della banca più gravata dell’isola, e una percentuale non ancora fissata (30-40%) su tutti i conti superiori ai 100.000 euro della seconda più grande banca del Paese. Chiaramente, una pura e semplice estorsione di denaro cipriota e non-cipriota (russo, est-europeo, inglese e mediorientale) massicciamente depositato nelle due principali banche dell’isola. E’ normale che le attività estere legali paghino per la crisi greca? Potete immaginare le società francesi o statunitensi in Russia tassate al 40% del proprio patrimonio, per risarcire il debito dei Paesi dell’Unione eurasiatica se fossero in cattive condizioni? Possiamo cercare di immaginare la reazione statunitense in una situazione del genere.

Guerra finanziaria tra ortodossia ed energia
Cipro sembra in realtà sempre più un anello (una pedina per Thierry Meyssan), nel cuore della tensione geopolitica sempre più diretta e frontale tra la Russia e l’occidente. L’Eurogruppo ha indubbiamente raggiunto i suoi obiettivi reali. Il primo era prendere delle misure da provare su un piccolo Paese, che probabilmente è servito da laboratorio. Già Spagna e Nuova Zelanda hanno dichiarato di essere pronte a passare a misure simili per colmare il gap dei loro sistemi bancari. Non c’è dubbio che l’elenco si allungherà. Le conseguenze rischiano di essere pesanti e potranno rendere precari molti titolari dei conti nella zona euro. Anche se l’Eurogruppo ripete come un mantra che Cipro è un caso particolare, molti europei sono tentati di spostare le loro attività finanziarie altrove, e probabilmente all’estero, indebolendo sempre di più l’Europa e l’area dell’euro. I ciprioti hanno occupato le piazze sventolando cartelli “Non saremo le vostre cavie“, mentre le strade di Nicosia erano piene di messaggi ai fratelli ortodossi russi, e nelle manifestazioni degli ultimi giorni sono fiorite le bandiere russe.

Dopo il fallimento della Grecia, la Russia era impegnata da quasi un anno sul riscatto del consorzio gasifero greco DEPA/DESFA da parte di Gazprom. Tali negoziati sono avvenuti pochi mesi dopo la caduta del regime libico (e le relative importanti perdite finanziarie per Mosca), ma si erano visibilmente fermati un mese fa, quando il dipartimento di Stato aveva avvertito Atene contro la cooperazione energetica con Mosca e messo in guardia che il trasferimento di DEPA a Gazpromconsentirà a Mosca di rafforzare la sua posizione dominante dul mercato dell’energia regionale.” Impedire l’ulteriore integrazione economica UE-Russia è davvero nell’interesse dell’Europa di oggi, mentre il presidente cinese ha appena compiuto la sua prima visita internazionale a Mosca, chiave di una forte intensificazione della cooperazione politica, militare, ma anche e soprattutto energetica tra i due Paesi? E colpendo direttamente gli asset russi nelle banche a Cipro, la Russia viene direttamente interessata e colpita. Certo, anche i russi hanno logicamente degli obiettivi, e sono di gran lunga più importanti del semplice sfruttamento del giacimento gasifero offshore da cui il consorzio russo Novatek è stato escluso in modo abbastanza inspiegabile. Secondo l’esperto di relazioni internazionali Nouriel Roubini, la Russia mira semplicemente all’installazione di una base navale sull’isola (cosa che i lettori di RIA Novosti sanno dal settembre scorso) che i russi potrebbero tentare di monetizzare in cambio di aiuti finanziari a Nicosia.

A questo proposito, i colloqui russo-ciprioti non sono falliti, al contrario di quanto molti analisti  hanno indubbiamente frettolosamente concluso. Ma Cipro probabilmente non è sufficientemente nell’ambito della sfera di influenza russa, date le dimensioni di tali questioni. Ciò richiederebbe che Cipro lasci l’Unione europea e aderisca alla Comunità economica eurasiatica, come chiaramente indicato da Sergej Glaziev, consigliere del presidente Putin. Dobbiamo ricordare che Sergej Glaziev aveva all’inizio di quest’anno denunciato la “guerra finanziaria totale condotta dai Paesi occidentali contro la Russia di oggi.” Una guerra finanziaria che sembra essere confermata dalle ultime minacce da parte della BCE alla Lettonia, affinché non accetti il potenziale capitale russo che potrebbe desiderare di lasciare Cipro. All’esterno, Cipro resta un elemento fondamentale per la Russia nel quadro del suo ritorno in Medio Oriente e Mediterraneo, ma anche dei suoi rapporti con l’occidente. Sul fronte interno, il governo russo potrebbe finalmente mostrarsi determinato a mantenere l’obiettivo di controllare l’offshorizzazione dell’economia russa, di cui Vladimir Putin ha fatto un punto chiave nel suo discorso di fine anno 2012. E’ in questo contesto che il gruppo pubblico russo Rosneft aveva indicato che avrebbe rimpatriato, da diverse aree del mondo ritenute off-shore, gli asset ereditati con l’acquisizione della rivale inglese TNK-BP, soprattutto da Cipro e Caraibi.

Al centro del mondo ortodosso, la fine del sogno europeo?
Ma durante lo scontro tra occidente e Russia per territori interposti nel cuore del Mediterraneo (Grecia, Siria, Cipro…), il popolo cipriota e decine di migliaia di lavoratori inglesi e immigrati dall’Est Europa, a Cipro, pagheranno il conto e probabilmente attraverseranno anni difficili; per esempio Jean Luc Mélenchon ha già promesso l’inferno ai ciprioti. Mentre la Bulgaria ha recentemente interrotto i suoi negoziati per l’integrazione nell’euro, la Grecia continua ad sprofondare nell’austerità. A Cipro, oggi secondo recenti sondaggi, il 67% delle persone vuole che il  Paese abbandoni la zona euro e l’Unione europea, e si avvicini alla Russia, una posizione sostenuta attivamente dalla Chiesa ortodossa di Cipro. Al centro del Mediterraneo e del mondo ortodosso, il sogno europeo sembra volgere al termine.

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