Come i lettori di RIA Novosti avranno intuito, la guerra dei grandi agglomerati s’è inasprita significativamente nelle ultime settimane su due fronti sensibili, Armenia e soprattutto Ucraina. Dall’annuncio della decisione del presidente ucraino di non firmare l’accordo con Bruxelles, migliaia e poi decine di migliaia di ucraini sono scesi per le strade di diverse città dell’ovest e del centro del Paese, ma anche soprattutto a Kiev, per protestare contro tale decisione politica.
Chi manifesta?
Le proteste sono state organizzate da una sorprendente alleanza di partiti dalle diverse tendenze, dalla destra all’estrema destra dello spettro politico ucraino. Primo v’è il partito “Alleanza democratica ucraina” (Udar) del pugile Klichsko sostenuto ufficialmente dalla CDU di Angela Merkel. C’è anche il partito “Patria” di Julija Tymoshenko (ora in carcere per corruzione e sospettata di complicità in omicidio) che invoca il rovesciamento del governo ucraino attuale. Infine vi è “l’Unione pan-ucraina Svoboda” (Libertà), che semplicemente si chiamava partito nazionalsocialista di Ucraina fino al 2004. Questo partito ha chiaramente invocato una manifestazione per rovesciare il governo e scatenare la rivoluzione sociale e nazionale (con l’aiuto di milizie e confraternite pagano-radicali come ad esempio Wotan-Jugend), mentre denuncia la mafia ebraica che governa l’Ucraina! Cosa non averemmo sentito se tali osservazioni fossero state fatte da funzionari russi! Questi tre partiti formano un’alleanza improbabile chiamata “Task Force per la Resistenza Nazionale” che punta all’adesione all’Unione europea sovvertendo il governo legittimato dal voto. Uno strano cocktail di movimenti di cui si può sospettare che l’improvviso tropismo europeo sia in realtà motivato principalmente da una miscela di avidità per il potere e di odio profondo della Russia. Questo gruppo ha anche il sostegno di alcuni tatari di Crimea musulmani, che chiedono le dimissioni del governo, e dalle stelle dello show-business, come la cantante pop che ha addirittura minacciato di suicidarsi se non si avranno cambiamenti. Perfino il fratello dell’attrice fidanzata statunitense del pugile Klichsko, è desideroso di sostenere i manifestanti e le loro aspirazioni euro-occidentali. Infine, hanno il sostegno delle Femen che durante una manifestazione a Parigi hanno deciso di urinare in pubblico sulle foto del presidente ucraino, senza che le forze di polizia francesi reagissero. Un supporto che la dice lunga.
Come in Russia, il termine opposizione disunita sembra adeguato e si pone la questione se gli europei sanno chi sostengono.
La violenza come metodo
Le manifestazioni di Kiev sono rapidamente degenerate nell’occupazione di edifici pubblici, blocchi stradali e degrado vari, ma anche in diversi assalti violenti alle forze dell’ordine ucraine. Agenti di polizia ucraini sono stati aggrediti con sbarre di ferro e sampietrini da ben organizzati gruppi nazionalisti ostili alla Russia, come si è visto spesso. L’opposizione europeista ha anche minacciato i politici e le loro famiglie. Tali azioni sono, in ultima analisi, lontani dai valori democratici ed europei che i manifestanti pretendono di desiderare per il loro Paese. I media francesi danno solo una versione semplicistica ed errata di tali eventi, presentandoli come l’eruzione democratica dei giovani europeisti indignati dalla decisione ingiusta del loro presidente/dittatore di allontanarli dall’Europa con la violenza. Come ben spiega l’analista Dmitrij Babich, le azioni di strada si svolgono così: in primo luogo aggredire, poi lamentarsi delle provocazioni e delle violenze della polizia, ottenere il supporto dei media occidentali per influenzare l’opinione pubblica. Questi metodi sono noti, furono utilizzati nel 2005 in Ucraina e in molti Paesi della regione per consentire il rovesciamento di poteri troppi deboli per affrontare tale assalto coordinato da una folla sincera ma manipolata e supportata dai media, facendogli quindi credere che le tali azioni siano legittime. I media come al solito hanno sostenuto questo tentativo di colpo di Stato semi-democratico, chiamato rivoluzione colorata.
Basta fare un passo indietro e prendere le distanze per interpretare questi eventi in modo sostanzialmente diverso. Il presidente ucraino è stato fino a prova contraria democraticamente eletto, come il parlamento, e dovrebbe essere ricordato che i manifestanti in Europa non occupano il municipio, ma lo fanno in un Paese del terzo mondo. L’alternanza avviene votando altri candidati alle elezioni successive. La questione della repressione poliziesca (la crudeltà della polizia ucraina, abbiamo addirittura letto) è anch’essa interessante. S’immagini cosa non accadrebbe in Francia se manifestanti di destra ed estrema destra occupassero in forze Parigi, nel tentativo di prendere il potere all’Assemblea Nazionale o invocando il colpo di Stato per rovesciarlo? Mentre la diplomazia statunitense ha rilasciato una dichiarazione che denuncia le violenze della polizia ucraina (Sic), s’immagini uno scenario identico a Washington?
L’interferenza europea
Queste manifestazioni hanno raccolto 250000 persone a Kiev, lo 0,5% della popolazione del Paese, in confronto agli 800000 nelle strade francesi contrari al matrimonio per tutti, pari all’1,5% della popolazione francese. La stampa internazionale ha ancora accolto questi eventi presentandoli come una rivolta incredibile che riflette l’anima di un popolo. Per alcuni analisti, la battaglia d’Europa si gioca a Kiev. Ci si può chiedere come i media mainstream si limitano a denunciare pressioni russe sull’Ucraina, senza parlare della pervasiva ingerenza straniera occidentale, ove la maggioranza dei giocatori è vicina alle tendenze politiche contrarie a Bruxelles o non è europeista. Aleksander Kwasniewski, membro della commissione di monitoraggio del Parlamento europeo ed ex presidente della Polonia, ha apertamente consigliato i manifestanti di aumentare la pressione sulle autorità ucraine. I ministri degli esteri di Polonia e Svezia, Radoslav Sikorski e Carl Bildt, in una dichiarazione congiunta hanno espresso solidarietà ai manifestanti. Alcuni politici europei hanno denunciato la pressione russa sull’Ucraina, compiendo anche viaggi in Ucraina per unirsi ai manifestanti. Questo ha dimostrato poco rispetto per la sovranità di uno Stato che Bruxelles invita ad aderire all’UE. Il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, ha compiuto un viaggio a Kiev per incontrare due capi dell’opposizione ucraina, prima di unirsi ai manifestanti antigovernativi in piazza Indipendenza. L’ex primo ministro e leader del partito conservatore polacco Legge e Giustizia, Jaroslaw Kaczynski, anche se considerato relativamente eurofobo, ha anche preso parte alle manifestazioni di Kiev.
L’interferenza d’oltreoceano
Neanche in Nord America il supporto manca, riflettendo bene il coinvolgimento degli Stati Uniti in tali eventi, così come la totale mancanza di sovranità dell’Unione europea. Anche il ministro degli Esteri canadese John Baird ha raggiunto i manifestanti di piazza Indipendenza a Kiev. Infine, il pedone regionale del Pentagono, il presidente georgiano spodestato Sakashvili, che prese il potere con una rivoluzione colorata e ha lasciato il proprio Paese svuotando le casse della presidenza, per cui sarà presto incriminato, è arrivato a Kiev per sostenere l’opposizione e porsi come intermediario (!) nella crisi. È dubbio che l’UE debba ricorrere all’ex-presidente georgiano per negoziare con russi e ucraini. La segretaria di Stato statunitense per gli affari europei ed asiatici, Victoria Nuland, ha affermato che gli Stati Uniti sono con “il popolo ucraino, che cerca il proprio futuro in Europa.” Si noti che la diplomazia statunitense ha detto le stesse cose alla Turchia negli ultimi quindici anni. Tuttavia, la Turchia sembra ora meno interessata all’Europa e appare lontana da Washington avendo chiesto di aderire all’unione doganale organizzata dalla Russia. Si può immaginare che tale allontanamento incoraggi Washington a strappare maggiore influenza sull’Ucraina, a lungo fulcro delle teorie di Zbigniew Brzezinski de “La Grande Scacchiera”: fare dell’Ucraina, con Germania e Polonia, la colonna vertebrale dell’architettura della sicurezza euro-atlantica controllata dalla NATO che potrebbe arrivare in Crimea e ai confini della Russia.
Aymeric Chauprade ha ricordato recentemente che il presidente dell’Ucraina Leonid Kuchma firmò un accordo, nel 2003, che mirava a creare, dopo le elezioni presidenziali del 2004, uno spazio economico unico tra Russia, Ucraina, Bielorussia e Kazakhstan, lo stesso progetto dell’Unione doganale attuale. Ma la rivoluzione arancione a Kiev, organizzata nel 2004 per promuovere l’acquisizione di una élite politica favorevole agli interessi occidentali, segnò la battuta d’arresto di tale processo. La storia si ripete? L’integrazione desiderata da Washington dell’Ucraina all’UE è un progetto europeo o un progetto statunitense?
Gli euromantici ucraini, dolci sogni manipolati?
I manifestanti ucraini denunciano lo stato finanziario pietoso del loro Paese. Non possiamo dimenticare di ricordargli che la loro precedente rivoluzione arancione allontanò l’Ucraina dal processo sui transiti energetici tra Russia ed Europa, il che ha indubbiamente contribuito all’impoverimento del Paese, e già nel 2006 il tasso di crescita crollò. Inoltre, non si dimentichi di chiedergli perché le loro elite, nel 2005-2010, non adottarono le misure necessarie per consentire e preparare questa integrazione europea. I numeri parlano da soli. La quota di scambi commerciali con la Russia è certamente diminuita leggermente nel 2010-2013, ma sale al 26% del volume totale degli scambi commerciali dell’Ucraina rispetto al 31,5% con l’UE e al 35% con la CSI. Logicamente, l’Ucraina esporta oggi più in Russia e CSI che in Europa. Meno del 50% degli ucraini sostiene l’ingresso dell’Ucraina all’Europa (46%) contro il 36% che ne sostiene l’adesione all’Unione doganale. I manifestanti che pensano all’Europa e al suo standard di vita (abbiamo visto nelle proteste manifestanti con immagini delle autostrade francesi che fanno sorridere), sembrano vivere un sogno. Il manifestante medio di EuroMaiden immagina che Bruxelles salverà un Paese di 45 milioni di abitanti, mentre non riesce a farlo con la Grecia e i suoi 11 milioni di abitanti?
E’ abbastanza plausibile che l’accordo con l’Unione europea sia volto principalmente a sottrarre l’Ucraina dall’influenza russa, ponendo il Paese nell’anticamera dell’UE in attesa di giorni migliori. A tale proposito, è interessante leggere alcuni degli obblighi posti alla firma del progetto di accordo con l’Unione europea, il cui evidente obiettivo è separare strutturalmente e completamente l’Ucraina dal mondo russo, per esempio chiedendo al Paese di modificare lo scarto ferroviario per metterlo a norma europea! Sorprendente, quando sappiamo per esempio che nessuno ha costretto gli inglesi ad adottare le norme di guida dell’UE. Un altro esempio è la questione di aprirsi al complesso militare-industriale europeo, trattata dallo specialista dell’industria degli armamenti Philipe Migault, che fa quasi pensare alla possibile rottura delle relazioni tra l’Ucraina e la Russia.
Quale futuro per l’Ucraina?
L’Ucraina non ha molto spazio di manovra, il Paese è in cattiva salute. Le sue riserve di valuta estera sono crollate dal 2011 e vi è un crollo demografico drammatico, di cui i media mainstream non parlano mai. Più pragmaticamente, il Paese ha un bisogno immediato di denaro per completare il bilancio 2014. Contrariamente alle previsioni di alcuni esperti francesi, il presidente ucraino è infatti volato in Cina e a Mosca, impegnandosi in negoziati bilaterali. Il presidente ucraino è tornato da Pechino con una proposta per un prestito cinese di 10 miliardi dollari, rispetto ai 5 che il FMI offre all’Ucraina in cambio di condizioni difficili e soprattutto inapplicabili a due anni dalle elezioni presidenziali. Mosca è tornata con un nuovo accordo sul prezzo del gas, ma anche con un prestito iniziale di 5 miliardi di dollari oltre ad ulteriori 15 miliardi in futuro. E’ possibile che la strategia di Viktor Janukovich sia attualmente tenere (fino al 2015?) una posizione neutrale tra Bruxelles e Mosca, mentre costruisce l’integrazione bilaterale interstatale.
Mentre l’Ucraina subiva tali violente manifestazioni, in Armenia la manifestazione contro l’Unione doganale e contro la visita di Vladimir Putin aveva mobilitato una decina di “attivisti” che non ha impedito alla Russia d’accentuare la presa sulla rete gasifera armena in cambio di un accordo sulla fornitura di gas russo all’Armenia a tariffe ben inferiori ai prezzi di mercato. Un accordo sulla creazione di una tabella di marcia per l’adesione dell’Armenia all’Unione doganale è stata decisa e dovrebbe essere adottata dalla Duma russa entro la fine dell’anno. Uno scenario armeno è plausibile per l’Ucraina, se l’attuale presidente non dovesse essere rieletto nel 2015 ?