Le rivoluzioni colorate in Eurasia (III)

 
Le rivoluzioni colorate ai confini della Russia

Dopo la caduta del muro di Berlino, la cortina di ferro si sposta verso Est. Il riflusso dell’influenza sovietica e in seguito della Russia porta a favorire indirettamente le mire geopolitiche atlantiste. L’estensione di NATO e Unione Europea sovrapposte crea una nuova divisione dell’Europa. Questa satellizzazione dei paesi dell’Est Europa da parte della NATO, ha fatto di una parte dell’Europa orientale una testa di ponte dell’America per attaccare l’Eurasia[30], secondo l’esperto Italiano di geopolitica Tiberio Graziani. Nel settembre 1997 uno dei più influenti politologi americani, Zbigniew Brzezinski[31], ha pubblicato un articolo[32] sulla geopolitica dell’Eurasia e il mantenimento della leadership americana che passa secondo lui da un parcellamento della Russia in tre stati distinti raggruppati sotto il nome di “Confederazione Russa”. Brzezinski propone questo parcellamento con lo scopo di liberare la Siberia occidentale e la sua vicina orientale dalla morsa burocratica di Mosca, affermando nella sua opera principale[33] che così (e soprattutto) “la Russia sarà meno propensa a nutrire ambizioni imperialiste” e dunque a impedire l’imposizione del controllo dell’America in Eurasia. Allo stesso modo, nella sfera d’influenza russa e nelle vicinanze delle sue frontiere, taluni alleati tradizionali della Russia, refrattari all’estensione della NATO, hanno resistito anch’essi a questa natoizzazione. Questi stati, strategici sia sul piano politico che su quello geografico, saranno dunque i bersagli dei colpi di stato democratici che chiamiamo rivoluzioni colorate.

La Serbia nel 2000, le reti Soros, l’Open Society, Freedom House e la NED hanno organizzato grandi manifestazioni nei due turni delle presidenziali del 2000. Sostenuta dai nazionalisti (come sarà nel caso dell’Ucraina), la rivoluzione ha preso il nome di rivoluzione dei bulldozer[34] poiché migliaia di minatori hanno utilizzato dei bulldozer per prendere d’assalto la capitale e il parlamento, e questo senza attendere il risultato delle elezioni, cosa che dice molto sul carattere democratico di questa rivoluzione. Il nuovo governo nominerà un primo ministro che sarà in seguito assassinato per aver consegnato Slobodan Milosevic al Tribunale Penale Internazionale, dove quest’ultimo morirà prima di essere giudicato. Le truppe americane installeranno la base militare di Bondsteel[35] in Kosovo e renderanno definitivamente questa provincia serba uno stato indipendente che non è ancora oggi, 10 anni dopo, riconosciuto dalla maggioranza dei paesi membri dell’ONU. Nel 2010, nel momento in cui il paese tenta faticosamente di negoziare l’adesione all’UE, la situazione economica è catastrofica e il potere indebolito non può pensare di vincere le prossime elezioni.

La Georgia nel 2003, secondo lo schema classico, l’opposizione denuncia le frodi elettorali dopo le elezioni legislative e scende in piazza. I manifestanti costringono il presidente Edouard Chevardnadze a fuggire prima ancora di prendere il potere. È la rivoluzione delle rose[36]. Il suo successore Mikhail Sakashvili apre il paese agli interessi economici americani e occidentali, e si muove in direzione dell’entrata nella NATO e nell’UE. Naturalmente rompe con il vicino russo. 5 anni più tardi, nell’Agosto 2008, Sakashvili bombarda la popolazione dell’Ossezia del Sud, massacrando numerosi osseti, di cui la maggior parte hanno la doppia nazionalità russa e georgiana, cosicché vengono mandati dall’ONU dei soldati russi per il mantenimento della pace. Mosca controbatte all’offensiva militare georgiana, che era stata appoggiata da strutture americane in Ucraina, e la costringe ad arretrare. Bilancio: il paese è devastato. Le elezioni del 2008, avendo visto la rielezione del presidente Sakashvili, sono state assai critiche perché giudicate al limite della democraticità.


L’Ucraina nel 2004: L’elezione presidenziale in Ucraina oppone Victor Ianoukovitch a Victor Iouchenko e Ioulia Timoshenko, questi ultimi con il sostegno dell’Ovest e della comunità internazionale. Dalla chiusura degli scrutini, vengono pubblicati risultati divergenti e migliaia di Ucraini si raggruppano nella piazza centrale di Kiev dove Viktor Iouchenko darà inizio alla resistenza non violenta contro la dittatura. L’OCSE e Freedom House condanneranno le falsificazioni elettorali mentre Vladimir Putin e Loukachenko riconosceranno la vittoria del candidato designato vincitore dalla commissione elettorale ucraina, Victor Ianoukovitch. Dopo 15 giorni di manifestazioni abilmente organizzate riunendo i movimenti liberali e l’estrema destra, sotto una forte pressione mediatica (OCSE, NATO, Consiglio  d’Europa, Parlamento europeo..) il risultato delle elezioni sarà infine annullato e verrà organizzata una terza elezione che vedrà la vittoria del candidato dell’Ovest, Viktor Iouchenko. È la rivoluzione arancione[37]. Dopo un mandato, il paese è in rovina, il presidente Iouchenko non sarà più rieletto nel 2009, ottenendo meno del 5% dei voti. Senza grande sorpresa, è Victor Ianoukovitch che prende il suo posto, grazie all’influenza della rivoluzione arancione e degli occidentali, l’ultra nazionalista Ioulia Timoshenko è accusata di corruzione.

Kirghizstan 2005: l’opposizione kirghisa contesta il risultato delle elezioni legislative e porta a Bichkek i manifestanti del Sud del paese che rovesciano il presidente Askar Akaïev. È la rivoluzione dei tulipani[38]. L’Assemblea nazionale elegge come presidente il candidato pro americano Kourmanbek Bakiev che occuperà contemporaneamente il posto di presidente e primo ministro. Stabilizzatasi la situazione, Bakaiev vende le poche risorse del paese a società statunitensi e installa una base militare USA a Manas. Accusato di corruzione e di aver lasciato aggravare la situazione economica, Bakiev è scacciato dal potere da una nuova rivoluzione popolare nel 2010[39].


Modus operandi del colpo di stato democratico


La logistica della comunicazione e dell’organizzazione delle manifestazioni che sono in certi casi durate alcune settimane, nel freddo glaciale dell’inverno ucraino, non ha lasciato nulla al caso. La calma e la rapidità della presa del parlamento, in un paese tanto instabile e violento com’è la Georgia, o il ruolo di una ONG vicina all’opposizione, la CESID[40], che contesterà i risultati delle elezioni dopo la loro proclamazione in Serbia, infine l’innescamento di manifestazioni coordinate in piazza, non sono neanch’essi dei rischi. In effetti questi avvenimenti sono il risultato di realtà permanenti formate alle tecniche dell’agitazione, e raggruppate in seno a diversi movimenti. Tali professionalità veramente rivoluzionarie sono finalizzate al rovesciamento del potere, spostandosi di stato in stato e di rivoluzione in rivoluzione per conto delle ONG, e quindi da interessi americani in Europa. Il punto comune di queste rivoluzioni è stata innanzitutto l’apparizione in ogni paese di movimenti giovanili assolutamente simili per il retroscena che per la forma, e che hanno applicato il medesimo metodo rivoluzionario. La prima rivoluzione colorata che si è svolta in Serbia nel 2000 è stata in gran parte organizzata da un movimento giovanile chiamato Otpor[41], vero motore delle contestazioni studentesche. Alexander Maric, uno dei quadri di Otpor, riconoscerà più tardi “i suoi legami diretti con alcuni membri del dipartimento di stato e della casa bianca e inoltre che il grosso dei finanziamenti proveniva dall’USAID, da Freedom House e dall’Open Society”[42]. Maric preciserà che “seminari di fomazione hanno avuto luogo a Budapest, Bucarest e in Bosnia nella primavera precedente agli avvenimenti”. Lì i militanti di Otpor hanno incontrato i responsabili dell’Albert Einstein Institute, così come i militanti del movimento polacco Solidarnosc[43]. La tecnica utilizzata, affermerà Maric, è direttamente ispirata alle tecniche d’azione non violente di Sharp e Ackerman, atte a: “discreditare il potere, incitare all’azione civica e alla manifestazione pacifica, il tutto supervisionato da un’associazione senza un esecutivo identificabile. […] Il movimento doveva inoltre presentarsi come apolitico e fare perno soprattutto sugli indecisi”[44]. Inoltre il gruppo doveva: “usare messaggi brevi, slogan, e i militanti dovevano essere scelti secondo la loro apparenza, per vendere l’immagine del movimento connotandolo di un aspetto romantico e libertario, così da ispirare le vocazioni”[45]. Infine il movimento poteva contare su un appoggio massivo del main-stream mediatico planetario, che si era assicurato di filtrare e selezionare le informazioni per poter presentare le manifestazioni come degli assembramenti spontanei di una gioventù che aspira alla libertà e alla democrazia, e che intende collaborare con la comunità internazionale.

Dopo la riuscita dell’operazione in Serbia, due quadri dell’Otpor, Aleksandar Maric e Stanko Lazendic saranno impiegati da Freedom House per fornire la propria conoscenza e la propria esperienza negli altri paesi sotto osservazione e apportare il loro sostegno alle rivoluzioni in Georgia nel 2003 e in Ucraina nel 2004. L’assistenza verterà tanto sulle tecniche di protesta non violenta che sulle negoziazioni con le autorità e ancora sulla logistica necessaria per tenere manifestazioni dalla durata di più settimane. Questo sarà in particolare il caso dell’Ucraina dove migliaia di tende e coperte sono messe a disposizione dei manifestanti per accamparsi nella piazza dell’indipendenza con un freddo glaciale. Durante l’occupazione della piazza vengono serviti dei pasti gratuiti. La segnaletica scelta per questi gruppi fratelli (i pugni tesi) lascia pochi dubbi sulla loro interdipendenza, sia che appartengano al gruppo ucraino Pora[46], al kirghiso Kelkel[47] o al georgiano Kmara[48]. Bisogna notare che nel numero dei paesi che non sono stati (ancora?) colpiti dalle rivoluzioni colorate, esistono già gruppi simili, per esempio sia in Bielorussia (Zubr[49]), che in Russia (Oborona[50]), che in Albania (Mjaft[51]), quest’ultimo paese essendo attualmente nella condizione di teatro di manifestazioni di cruciale importanza. Possiamo inoltre citare i movimenti uzbechi Bolga e Youkol, oltre che il movimento azero Jok. Costoro sono d’altronde i militanti del movimento georgiano Kmara che hanno accorpato i loro cugini russi di Oborona, gettando ulteriore benzina sul fuoco alle relazioni intrattenute dai due paesi. Quanto a Otpor, si è trasformato in un partito politico sebo nel 2003, mancando miseramente alle legislative dello stesso anno per confluire nel partito politico DS di Boris Tadic, l’attuale presidente. La maggior parte dei suoi membri si è riconvertita nei centri d’analisi politica locale come CANVAS e CNVR. Uno dei quadri, Ivan Marovic, dal 2003[52] ha cooperato con il già menzionato INCN e la compagnia York Zimmermann Inc., ed infine con una squadra di autori di giochi informatici (BreakAwat Ltd.) per l’elaborazione di un videogioco pubblicato nel 2005 (A Force More Powerfull. The Game of Nonviolent Strategy). Il gioco[53] si basa sulle differenti strategie e tattiche d’azione non violenta che sono state impiegate in tutto il mondo per rovesciare i «regimi dittatoriali» e i «nemici della democrazia e dei diritti dell’uomo», tra cui Milosevic. Così, il cerchio è chiuso e i collegamenti con le già citate teorie di Ackerman sullo sviluppo dei videogiochi ambientati in scenari reali, da cui far scaturire le rivoluzioni colorate, sono evidenti. Bisogna notare un’altra particolarità delle rivoluzioni colorate. Esse si fondano sulla restaurazione nazionale e l’anti imperialismo (russo o postsovietico, per slittamento semantico) e hanno visto la partecipazione attiva dei nazionalisti e di alcuni gruppi di estrema destra nei paesi coinvolti. Questo sarà in particolare il caso della Serbia e dell’Ucraina. Per questa ragione si è parlato di fronte arancio-bruno contro la Russia, a causa di una coalizione eteroclita che riunisce democratici pro-occidentali e movimenti di estrema destra, come i neo nazisti, apertamente anti russi. Tali alleanze si rafforzano oggi in Russia, dove una debole e parcellizzata opposizione liberale manifesta al fianco degli skinhead nazionalisti di sinistra, della fazione nazionale bolscevica, o dei principali movimenti di estrema destra.


Bilancio e futuro delle rivoluzioni colorate


Come abbiamo visto, l’obiettivo delle rivoluzioni colorate è di rafforzare la presenza americana (e quindi della NATO) nel cuore dell’Eurasia, intorno alla Russia, al fine di colpire gli obiettivi geostrategici e geopolitici teorizzati nel secolo scorso dagli strateghi geopolitici Mackinder e Spykman. È opportuno notare che costoro avevano visto bene, l’Eurasia si è rivelata come la zona più importante al mondo in termini di risorse energetiche, di popolazioni e di frontiere tra aree di civiltà. Certamente queste rivoluzioni presentano numerosi punti in comune, come il fatto di riguardare stati considerati strategici per ragioni geografiche o politiche (in quanto confinanti con la Russia) o ancora situati su corridoi energetici. Ma uno dei punti in comune delle rivoluzioni colorate è anche quello di tenere sotto controllo degli stati con regimi politici relativamente deboli o instabili. La Russia e la Bielorussia per esempio non sono state affatto scalfite da queste minacce, avendo notoriamente preso con rapidità le misure necessarie, essendo state le ONG vietate, e i mercenari della rivoluzione espulsi. La Russia ha d’altronde introdotto una novità, sviluppando un contro movimento giovanile su grande scala, quello dei Nashi[54], destinato a prevenire ogni tentativo di rivoluzione colorata in piazza poiché in grado di avere il sopravvento. Inoltre, sul territorio della federazione russa e in Bielorussia, le attività delle reti Soros e delle loro filiali sono state semplicemente vietate.

Per Karine-Ter-Sahakian[55], già nel 2008, i regimi nati da queste rivoluzioni colorate non avevano alcun futuro. Quest’ultima affermava che: “Il crollo delle rivoluzioni colorate nell’area postsovietica è assolutamente naturale, se non semplicemente inevitabile. La posta per la democrazia e il libero mercato, dei quali George Bush si riempiva la bocca con grande entusiasmo, si è palesata prematuramente”. Effettivamente, tali rivoluzioni colorate che hanno portato in gran parte nomi di fiori (rivoluzione dei tulipani, dei papaveri, delle rose) sono appassite. I casi dell’Ucraina e della Serbia sono emblematici dell’incapacità dei dirigenti messi al potere dalle rivoluzioni colorate di mantenere una stabilità economica minimale, e contemporaneamente aprire le loro economie agli interessi americani. Il movimento si è rivelato uno scacco per lo meno nel suo aspetto politico a lungo termine. La sua retorica e la sua tattica sono state perfettamente decriptate e decodificate. Contromisure efficaci sono state facilmente messe in atto e sperimentate in Russia e Bielorussia. Inoltre, è evidente che la crisi finanziaria ha diminuito i budget disponibili per le rivoluzioni colorate. Infine, la risposta russa, diplomatica e militare nell’agosto 2008. ha dimostrato che essa era pronta a opporsi a queste violazioni democratiche e a proteggere i suoi cittadini, anche al di fuori delle sue frontiere.


Ora, tutta l’energia intellettuale dissipata dai promotori delle rivoluzioni colorate nei diversi tentativi di destabilizzazione della Russia potrà utilmente essere impiegata, ad esempio, per misurare le conseguenze future della primavera araba poiché per il momento esse restano incalcolabili ma riguarderanno tanto l’Europa e la Russia quanto l’America.

[30] http://www.geostrategie.com/1490/les-etats-unis-utilisent-l%E2%80%99europe-comme-tete-de-pont-pour-attaquer-l%E2%80%99eurasie
[31] http://it.wikipedia.org/wiki/Zbigniew_Brzezinski
[32] http://www.comw.org/pda/fulltext/9709brzezinski.html
[33] Le grand échiquier, p 56
[34] http://fr.wikipedia.org/wiki/5_octobre_2000_en_Serbie
[35] http://fr.wikipedia.org/wiki/Camp_Bondsteel
[36] http://fr.wikipedia.org/wiki/R%C3%A9volution_des_Roses
[37] http://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_arancione
[38] http://fr.wikipedia.org/wiki/R%C3%A9volution_des_Tulipes
[39] http://fr.wikipedia.org/wiki/R%C3%A9volution_kirghize_de_2010
[40] http://en.wikipedia.org/wiki/CeSID
[41] http://fr.wikipedia.org/wiki/Otpor
[42] Patrice Vidal, Dans l’arrière cour de Moscou, p. 147 et 148
[43] http://fr.wikipedia.org/wiki/Solidarno%C5%9B%C4%87
[44] Patrice Vidal, Dans l’arrière cour de Moscou, p. 149-150
[45] Patrice Vidal, Dans l’arrière cour de Moscou, p. 151
[46] http://fr.wikipedia.org/wiki/Pora
[47] http://en.wikipedia.org/wiki/KelKel
[48] http://fr.wikipedia.org/wiki/Kmara
[49] http://fr.wikipedia.org/wiki/Zubr_%28Bi%C3%A9lorussie%29
[50] http://www.oborona.org/
[51] http://en.wikipedia.org/wiki/Mjaft
[52] http://socio-anthropologie.revues.org/index1248.html
[53] http://www.aforcemorepowerful.org/game/index.php#about
[54] http://nashi.su/
[55] http://eafjd.eu/spip.php?breve1692

3 thoughts on “Le rivoluzioni colorate in Eurasia (III)

  1. Anonymous

    L’inconvénient de cette série d’article, c’est tout de même les références… wikipedia en majeur partie.
    On peut faire plus perspicace

    Reply

Leave a Reply to AsHoT Cancel reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *